C’era una volta la paura, Emma Perodi e il mondo delle Fiabe

Ginevra Sanfelice Lilli, nella sua rubrica A Piedi Nudi Nei Parchi, ci porta in viaggio con Antonio Faeti, massimo esperto italiano di letteratura per ragazzi.

C’era una volta la paura. Anzi, no: la paura, che da piccoli imparavamo ad affrontare anche attraverso le fiabe, adesso ci circonda ed è parte essenziale di tutti noi in questo periodo, è parte delle nostre vite reali. Le fiabe, che non sono solo racconti fatati, sono imprevedibili e in questo somigliano al mondo che ci circonda. Le fiabe ci trasportano in altri mondi dove si incontrano fate, esseri splendenti, re e regine, principi che sposano bellissime principesse nella felicità più completa, e ci precipitano poi, in un nonnulla, fra streghe, matrigne avide e crudeli, e ancora gnomi, elfi e, nuovamente, fra streghe travestite da viandanti che sviano i nostri eroi affannati, messi a dura prova, dalle loro imprese. 

Le Fiabe fantastiche. Le novelle della nonna scritte da Emma Perodi (1850 – 1918) scrittrice e traduttrice, nata a Cerreto Guidi (Firenze) a cui è dedicato il Parco letterario ‘Emma Perodi e le Foreste Casentinesi’ sono state pubblicate da Einaudi, Torino, 1974. Esse recano un saggio introduttivo di Antonio Faeti

Antonio Faeti è nato a Bologna nel 1939. È stato maestro di scuola elementare per sedici anni, fondatore della cattedra di letteratura per l’infanzia, professore universitario della Facoltà di Scienze della Formazione per venticinque anni e per otto dell’Accademia di Belle Arti. 

Grande pedagogo e narratore è autore di saggi e di romanzi per adulti e ragazzi. Massimo esperto italiano di letteratura per ragazzi è promotore del progetto creato dal Comune e dalla Pro-loco di Sant’Agata Feltria: ha contribuito a istituire un museo delle fiabe, la Rocca delle fiabe. “La fiaba chiede migliaia di figure – scrive Antonio Faeti-, ama i rifacimenti, adora il teatro, scivola nel cinema, si trasforma in musica, si sposta in piazza, si traveste, rinasce”. Ed è questa anche la potenza contenuta nelle fiabe di Emma Perodi

La Rocca Fregoso, del resto, – prosegue – è proprio quel castello emblematico, riassuntivo, sapientemente allusivo che la Fiaba desidera come propria autentica residenza: in certe prospettive, in alcuni riverberi di luce, La Rocca sembra scaturita da un dipinto di Maxfield  Parrish,  il pittore delle fiabe. Nato a Filadelfia nel 1870 ci parla, in ogni sua opera, dell’universalità del fiabesco, ci dice che la Rocca possiede quella capacità di essere “nelle vene dell’Italia”, secondo la splendida accezione usata  da William Carlos Williams, il grande poeta statunitense come Parrish.  Non casualmente si citano artisti americani: la fiaba ignora le frontiere, non si chiude mai entro un solo caravanserraglio, passa in un attimo da un fuoco di bivacco ad un altro. Quando si cominciò davvero a studiare la fiaba ci si dovete confrontare subito con la “circolazione mondiale del fiabesco”, uno dei temi più affascinanti fra gli innumerevoli temi di ricerca che la fiaba propone”. 

E ancora: “Nella Rocca si dovrà studiare, far ricerca, custodire, concedere nuova vita a infinite “belle addormentate” che devono poter parlare ancora”“Ora “chi vuol fiabe chi vuole” come nel grido dei cantimbanchi, sa che nella Rocca Fregoso, l’errante principessa del bel narrare ha davvero un castello, tutto suo”.

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